Manifestazioni no Green Pass a Roma, divieto di cortei al centro e nuove regole
Il Ministero dell’Interno ha emanato una nuova direttiva, la cosiddetta Direttiva Lamorgese, che prende il nome dall’attuale Ministro dell’Interno, per regolamentare le manifestazioni no Green Pass anche a Roma.
Il provvedimento è applicabile a tutte le manifestazioni, in realtà, ma in questo periodo così delicato si pone l’accento soprattutto alle frequenti proteste dei no Green Pass che riempiono spesso le zone dei centri storici.
Si tratta, in ogni caso, di regole che non hanno lo scopo di vietare le manifestazioni, ma di regolamentarle in modo che non siano pericolose per la salute pubblica o che non creino confusione nelle zone più affollate, come nel centro storico.
Le nuove regole del Ministero dell’Interno
La Direttiva Lamorgese, in generale, prevede quanto segue:
- per tutta la durata dello stato di emergenza dovuto alla pandemia da Coronavirus, sono vietate le manifestazioni no green pass e no vax, ma in generale ogni tipo di manifestazione, in tutte quelle aree delle città in cui si teme ci possano essere incidenti o rischi per la salute pubblica;
- in più, è compito dei prefetti decidere le aree da interdire ai cortei e le prescrizioni da seguire in caso venga concessa una manifestazione in altra zona. Possono decidere di concedere solo dei sit-in o di far seguire un percorso alternativo più sicuro.
Le regole a Roma: strade e piazze vietate
Il prefetto di Roma Matteo Piantedosi ha deciso che saranno le seguenti zone quelle in cui si potrà manifestare: l’area del Circo Massimo, della Bocca della Verità e di Piazza San Giovanni.
In queste zone non ci sono rischi per la sicurezza, secondo quanto già sperimentato con manifestazioni passate, ma gli organizzatori dovranno dare preavviso del corteo e comunicare il numero di presenti. Chi non lo farà, sarà indirizzato in aree senza criticità per l’ordine pubblico e la sicurezza.
Invece, i cortei saranno vietati in Piazza del Popolo e nelle aree del centro storico nei pressi dei palazzi istituzionali.
Fonte foto: La Gazzetta del Mezzogiorno