Durante la conferenza di Glasgow dell'anno scorso, l'Italia insieme ad altri paesi, ha deciso di non far più ricorso al carbone, perché ritenuta una fonte fossile altamente inquinante, ma purtroppo per l'aumento dei prezzi delle bollette e anche per un problema legato al reperimento del gas, dovuto al conflitto Russia-Ucraina, si sta pensando a ritrattare la decisione.
L'approvvigionamento del Gas
La guerra sta avendo ripercussioni anche sull'Italia, soprattutto per quanto riguarda l'approvvigionamento di gas, poiché uno dei nostri maggiori fornitori è proprio la Russia. Mario Draghi infatti sta ripensando alla riapertura delle centrali di carbone, per colmare eventuali mancanze nell'immediato.
Italia e Germania sono i paesi dell'Unione Europea maggiormente dipendenti dalla risorsa di gas che può garantire Mosca e si stanno cercando strade alternative, tra queste quella di rifornirsi da Azerbaijan e Algeria, e si punta sui tre rigassificatori presenti sul territorio.
Tutto questo non basta e per questo si sta ripensando a mettere da parte al momento il progetto di trovare soluzioni green.
Gli impianti in Italia e nel Lazio
Sono ben sette le centrali a carbone in Italia, dislocate in:
- nel Lazio, a Torrevaldaliga
- in Liguria, La Spezia
- in Friuli Venezia Giulia, a Montefalcone
- in Puglia, a Brindisi
- in Veneto, a Fusina
- in Sardegna: a Portoscuso e Fiume Santo
Due di queste sette, ovvero la centrale di La Spezia e di Montefalcone, sono state riattivate da poco, negli ultimi mesi del 2021. Più della metà sono impianti dell'Enel (ben 5 centrali), la seconda centrale di carbone della Sardegna è del gruppo ceco Eph, mentre l'impianto di Montefalcone fa capo aella multiservizi del comune di Milano A2A.
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